09 novembre 2021 — Comunicato stampa

Rating dei Paesi: nella politica climatica la Svizzera crolla dal 23° al 51° posto

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In der Kategorie nationale Klimapolitik schneidet die Schweiz besonders schlecht ab

La Svizzera ottiene un punteggio particolarmente basso nella categoria della politica climatica nazionale

  • Nella categoria «politica climatica nazionale» del nuovo confronto tra Paesi dal punto di vista climatico, la Svizzera è crollata di 28 posizioni, finendo al 51° posto. La ragione è la netta lacuna nella politica climatica dovuta al fallimento alle urne della legge sul CO2.
  • Complessivamente, la Svizzera si classifica al 15° posto su un totale di 61 nazioni. I Paesi scandinavi o ad esempio il Regno Unito e il Marocco fanno più della Confederazione per proteggere le risorse della terra.
  • Con la revisione della legge sull'energia e della legge sul CO2 nonché con l'attuazione dell'iniziativa per i ghiacciai, la Svizzera ha la possibilità di cambiare le cose. Anche le prossime votazioni cantonali, tra cui quella relativa alle norme energetiche a Zurigo, si rendono urgentemente necessarie. 

Citazioni di Patrick Hofstetter, esperto di protezione del clima presso WWF Svizzera

«Al momento, il contributo della Svizzera al mantenimento della stabilità climatica è praticamente pari a zero. La Confederazione non rispetta i propri obblighi internazionali, esponendo così la popolazione alle drammatiche conseguenze del riscaldamento climatico. In quanto Paese abbiente, deve e può fare di più».
«Espansione massiccia della produzione di energia solare, obiettivi climatici nazionali rigorosi entro il 2030, rapida sostituzione degli impianti di riscaldamento a petrolio e gas con alternative rispettose del clima: nella politica climatica cantonale e nazionale questi passi sono urgentemente necessari, e anche di grande attualità».

Energie rinnovabili e politica climatica: risultati insufficienti

Nella categoria «politica climatica» del nuovo indice di protezione climatica di Germanwatch e del NewClimate Institute, la Svizzera è crollata dal 23° al 51° posto. A seguito del fallimento alle urne della legge sul CO2 dello scorso giugno, semplicemente la Svizzera non ha alcun piano di attuazione in merito ai propri obblighi internazionali. Nella categoria «energie rinnovabili», le prestazioni elvetiche risultano essere medie: potendo disporre di grandi quantità di energia idroelettrica e nucleare nel mix dell’elettricità, automaticamente i risultati sono buoni, ma i progressi restano chiaramente insufficienti.

Tre passi concreti per uscire dall'impasse

La Svizzera ha urgente bisogno di una politica climatica che protegga la popolazione invece di minacciarla. Il percorso in questa direzione è chiaro e le opportunità numerose: 

  • In sede di revisione della legge sull’energia, è importante impegnarsi a favore di un approvvigionamento energetico rispettoso dell'ambiente. Ciò significa una massiccia espansione dell'energia solare, un impegno coerente per una maggiore efficienza energetica e la ristrutturazione delle centrali idroelettriche esistenti.
  • Già il 15 novembre, la Commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati potrà sostenere lo sviluppo di un’efficace controproposta indiretta rispetto all'iniziativa per i ghiacciai. Ciò introdurrebbe strumenti utili almeno per i singoli settori rilevanti, attualmente carenti. Tuttavia, al fine di raggiungere gli obiettivi climatici vincolanti della Svizzera a livello internazionale e gli obiettivi dell'iniziativa per i ghiacciai, le emissioni vanno ridotte a velocità tripla in tutti i settori rispetto a quanto fatto finora.
  • Anche la politica cantonale è di grande rilevanza. Il 28 novembre i cittadini zurighesi voteranno la legge cantonale sull'energia: si chiede che gli impianti di riscaldamento a petrolio e gas vengano sostituiti da impianti rispettosi del clima una volta arrivati al termine del loro ciclo di vita. Il WWF sostiene fermamente il Sì.

I posti da 1 a 3 rimangono vacanti

I risultati sono spaventosi anche in tutto il resto del mondo. I posti da 1 a 3 continuano a restare vacanti, poiché ancora nessun Paese si trova sulla giusta strada per arginare il riscaldamento a 1,5 gradi. Danimarca, Svezia e Norvegia sono rispettivamente al quarto, quinto e sesto posto, soprattutto grazie ai notevoli progressi compiuti nelle rinnovabili e alla buona politica climatica: si affidano infatti fortemente all'energia eolica. Inoltre, ad esempio sia la Norvegia che la Danimarca si sono prefissate l'obiettivo di ridurre le emissioni domestiche del 70% rispetto al 1990 entro il 2030. Fanalino di coda della classifica sono il Kazakistan e l'Arabia Saudita.

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Informazioni sull'indice di protezione climatica:

L'indice di protezione climatica di Germanwatch e del NewClimate Institute valuta i progressi compiuti nella protezione del clima dai 61 principali Paesi emittenti, che congiuntamente rappresentano il 92% delle emissioni globali di gas serra. La valutazione segue quattro categorie: emissioni di gas a effetto serra, energie rinnovabili, sfruttamento energetico e politica climatica. Nell’indice di quest’anno di tali enti la Svizzera si è classificata al 15° posto; l’anno scorso si attestava invece al 14°. Proprio come lo scorso anno, la Confederazione ravvisa prestazioni elevate nelle categorie di emissioni di gas a effetto serra e consumo di energia, tuttavia questi risultati vanno apprezzati con grande cautela perché non tengono conto delle emissioni grigie, ovvero le emissioni derivanti dall'importazione di merci: per un Paese abbiente come la Svizzera, sono a livelli da record.

CCPI Climate Chance Performance Index 2021

Dettaglio dei risultati della Svizzera