Cetacei - Mammiferi marini intelligenti
Migratori comunicativi
I cetacei vivono in tutti gli oceani. Molte specie migrano per lunghe distanze in base alle stagioni, alla ricerca di cibo o per riprodursi. Si muovono da soli o in branchi e comunicano tra loro, ogni specie con il proprio specifico canto.
A noi uomini, i mammiferi marini appaiono miti e socievoli, intelligenti e misteriosi. I loro canti possiedono un che di mistico, ma gli animali se ne servono a uno scopo ben preciso: orientamento e interazione sociale. I delfini e gli altri odontoceti che si spostano in grossi branchi emettono ultrasuoni simili a "clic", che usano anche per orientarsi. I misticeti comunicano per lo più ai fini dell'accoppiamento, quando con il loro canto i maschi corteggiano le femmine. In questa fase la balenottera azzurra emette suoni a frequenze talmente basse da risultare inudibili all'uomo, nonostante il loro volume raggiunga i 180 decibel dando origine ai versi più possenti dell'intero regno animale.
I misticeti trascorrono l'estate negli oceani polari, dove si nutrono di krill. Verso l'autunno, quando in queste regioni questa fonte di nutrimento va man mano diminuendo, i cetacei intraprendono il loro viaggio migratorio verso i mari subtropicali e tropicali. In inverno rimangono in queste acque più calde dove si accoppiano, mettono al mondo e allevano i cuccioli. Nell'ambito di tali migrazioni annuali, la balena grigia copre distanze impressionanti che raggiungono anche i 20 000 chilometri: un vero e proprio record nel mondo animale.
Dopo la feroce caccia che li ha decimati nei secoli scorsi portando alcune specie sull'orlo dell'estinzione, neppure oggi i cetacei possono tirare un sospiro di sollievo. I loro itinerari e ambienti consoni alla riproduzione continuano a subire alterazioni dovute alla caccia, al traffico navale e in tempi più recenti anche al cambiamento climatico, e la loro sopravvivenza è minacciata. Il WWF si è posto l'obiettivo di preservare le popolazioni di cetacei in tutti gli oceani.
In pericolo per caccia, inquinamento acustico, cambiamento climatico e catture accidentali
Oltre 200 anni di caccia alle balene hanno fatto sì che le popolazioni di quasi tutti i grandi cetacei si siano ridotte in misura drastica. Secondo l'IUCN, due specie di balenidi, la balenottera boreale, la balenottera azzurra e la balenottera comune sono in pericolo. A questa minaccia si aggiungono oggi le catture accidentali, l'inquinamento acustico e altri fattori di disturbo causati dal traffico navale, l'inquinamento marino e il cambiamento climatico.
Caccia alle balene
Nonostante il divieto da parte della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC), in vigore dal 1986, in diversi paesi si continua a praticare questa attività. Nel solo Giappone sono circa 18 000 i cetacei uccisi dopo l'introduzione del divieto. Come giustificazione vengono addotte ragioni di carattere culturale legate alla tradizione e di interesse scientifico. Anche la Norvegia e l'Islanda proseguono in questa pratica opponendosi in modo palese al divieto di caccia commerciale internazionalmente riconosciuto. Alcune popolazioni indigene in Alaska, Siberia, Groenlandia e su un'isola dei Caraibi hanno quote di cattura ufficiali allo scopo di garantire il proprio sostentamento e l'identità culturale.
Inquinamento acustico e collisioni
Con l'industrializzazione, gli oceani hanno subito mutamenti considerevoli. Il traffico navale legato ai commerci, le attività militari, l'estrazione di petrolio e gas causano rumore e incrementano il rischio di collisione tra i cetacei e le imbarcazioni. I rumori generati dall'uomo disturbano la navigazione e la riproduzione di questi animali, che possiedono un udito molto sviluppato e comunicano tra loro anche su lunghe distanze.
Per certe popolazioni di balene, gli scontri con le navi sono diventati il pericolo principale. Alcune delle rotte più praticate da petroliere, navi container e da crociera intersecano habitat importanti per loro. Tra le specie colpite da questo fenomeno ci sono proprio quelle che la caccia ha già portato sull'orlo dell'estinzione: in particolare capodogli, balenottere comuni, balenottere azzurre e balenidi.
Cambiamento climatico e inquinamento marino
L'aumento delle temperature degli oceani e lo scioglimento dei ghiacci polari incidono sulle fonti di cibo di molti grandi cetacei come le balenottere azzurre o le balene grigie. Maggiore è il surriscaldamento dei mari Artico e Antartico, minore è la disponibilità di nutrimento sotto forma di plancton e krill. Alcune specie, quali il narvalo, il beluga e la balena della Groenlandia, trascorrono tutto l'anno nella regione dell'Artico, essendosi perfettamente adattate alla vita in quelle acque gelide, che ne sono diventate l'habitat naturale. Con la riduzione dei ghiacci, le attività dell'uomo sono destinate a intensificarsi, causando un maggiore inquinamento acustico e ambientale dovuto al petrolio e altri agenti chimici. Queste trasformazioni possono rendere le balene più vulnerabili alle malattie, ridurne la capacità riproduttiva e il tasso di sopravvivenza.
Catture accidentali
Oggi sono soprattutto i piccoli cetacei a rimanere intrappolati nelle reti da pesca industriali: le stime parlano di 300 000 esemplari l'anno. Per gli odontoceti quali i delfini, le catture accidentali rappresentano la prima la causa di decesso. Non essendo in grado, tramite il biosonar, di individuare i palamiti né tanto meno le reti da posta fisse e a strascico, vi rimangono impigliati e annegano. Oppure vengono pescati accidentalmente e rigettati in acqua feriti.
Obiettivo: popolazioni stabili di cetacei
La sopravvivenza di tutte le specie di cetacei è un obiettivo del WWF a lungo termine. Popolazioni sane e vitali svolgono la loro funzione ecologica e gli abitanti delle aree costiere possono godere delle opportunità turistiche ed economiche offerte dalla loro presenza. Pertanto chiediamo che la pesca accidentale di balene e delfini venga ridotta in modo drastico e che la caccia a questi mammiferi sia consentita unicamente sotto il rigido controllo della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC), e per il fabbisogno dei popoli indigeni. Ci impegniamo perché meno cetacei perdano la vita in seguito alla collisione con le navi e per porre un freno all'inquinamento marino.
Ecco perché il WWF sostiene la creazione di aree marine protette e lavora al raggiungimento di accordi nazionali e internazionali per proteggere meglio i mammiferi acquatici. Il WWF si impegna per diminuire e, laddove possibile, azzerare le catture accidentali nella pesca moderna. Ci battiamo inoltre per evitare le collisioni tra navi e balene e per ridurre l'inquinamento acustico negli oceani. I nostri progetti hanno anche l'obiettivo di proteggere i cetacei dagli agenti inquinanti e di ridurre al minimo l'impatto del cambiamento climatico su questi animali.
All'opera per i cetacei
I cetacei sono una cartina di tornasole per lo stato di salute dell'ecosistema mare. Gli oceani rivestono un ruolo centrale per il clima e per la vita sulla Terra. Per questo il WWF è impegnato in vari progetti a tutela dei mari di tutto il pianeta.
Cosa puoi fare tu
Sin dalla sua fondazione il WWF si impegna per i cetacei e i loro habitat. Per continuare a rendere possibile il nostro lavoro, puoi sostenerci con una donazione a favore della tutela dei mari o iscrivendoti al WWF. Oppure, puoi calcolare la tua impronta ecologica e migliorarla sempre di più grazie a comportamenti e consumi sostenibili.