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Namib Rand Nature Reserve Namibia

Caccia e trofei

Per la sopravvivenza delle specie selvatiche tradizionalmente sfruttate dall'uomo, sono il tipo e l'intensità dell'utilizzo a svolgere un ruolo decisivo. La caccia e la caccia ai trofei devono essere compatibili con la conservazione delle specie e contribuire all'apprezzamento della fauna selvatica. Il WWF si oppone a qualsiasi pratica di caccia che minacci la sopravvivenza delle specie.

Il WWF e la caccia ai trofei

Il WWF rispetta e sostiene il diritto delle popolazioni indigene e delle comunità locali di decidere autonomamente come sfruttare al meglio le proprie risorse naturali, quali la fauna selvatica, in modo da promuoverne la conservazione e lo sviluppo sostenibile. L’organizzazione ha pertanto sviluppato la propria posizione globale sulla caccia ai trofei in collaborazione con l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura - IUCN (IUCN Briefing Paper - Informing decisions on trophy hunting).  L'IUCN funge da organizzazione mantello per 1400 organizzazioni governative e civili.

I principali fattori che portano al declino delle popolazioni di specie minacciate sono la perdita e la frammentazione degli habitat, l'isolamento delle popolazioni, il bracconaggio nonché il commercio non sostenibile, scarsamente regolamentato e illegale. Il WWF si oppone a qualsiasi pratica di caccia che minacci la sopravvivenza delle specie. La nostra organizzazione riconosce la caccia ai trofei come possibile strumento di conservazione solo nel quadro di una strategia di conservazione globale, soggetta a regole e criteri rigorosi. All'interno di un contesto limitato e controllato, insieme ad altre misure definite, la caccia ai trofei può costituire uno strumento di conservazione. Nel relativo documento di posizione, il WWF ha definito dei criteri (si veda la posizione del WWF sulla caccia ai trofei), che tra gli altri includono quanto segue:

  • la caccia ai trofei deve essere regolamentata per legge, la cui applicazione è garantita dalle autorità nazionali e locali;
  • la popolazione locale va coinvolta nei processi decisionali e nella gestione della fauna selvatica; si rispettano i valori culturali e religiosi;
  • i proventi della caccia ai trofei devono generare valore aggiunto sia per le popolazioni locali, sia per le specie interessate e i loro habitat; l'utilizzo delle entrate è trasparente.

Nell'ambito del suo impegno per un futuro di vita in armonia tra persone e natura, il WWF sostiene le comunità, i governi e i partner del Sud globale nell'esplorazione di modalità nuove e sostenibili per sfruttare le risorse naturali, che si tratti di pratiche agricole che risparmiano suolo e acqua, di silvicoltura o di impiego di piante e fauna selvatica. L’eventuale contributo della caccia ai trofei alla conservazione della fauna selvatica deve essere valutato e deciso caso per caso. Tuttavia, il WWF è sempre alla ricerca di approcci alternativi alla conservazione delle specie che non prevedano la caccia ai trofei.

Quando la caccia ai trofei si basa su una comprensione scientifica delle dinamiche relative alle popolazioni delle specie e su censimenti regolari degli esemplari per determinare le quote di abbattimento, si dimostra essere uno strumento di conservazione efficace in taluni luoghi e per alcune specie, ivi comprese quelle minacciate, generando benefici sia a livello di tutela della natura che per le comunità locali. Ad esempio, a metà degli anni '90, le popolazioni di animali selvatici in Namibia erano ai minimi storici e il governo affidò quindi alle comunità locali la responsabilità della conservazione e della gestione della fauna selvatica. Quest’ultima fornisce reddito a oltre 220 000 persone su una superficie totale grande circa la metà della Germania. Con l’introduzione di una tipologia di caccia strettamente regolamentata e controllata, le popolazioni di animali selvatici si sono riprese: oggi in Namibia vivono oltre 1800 rinoceronti neri e un numero crescente di elefanti, leoni e giraffe.

Il WWF e la caccia

Lo sfruttamento ecologico e sociale delle risorse naturali, tra cui la fauna selvatica, rappresenta una parte cruciale degli obiettivi e dei compiti del WWF, per il quale la caccia sostenibile costituisce un possibile elemento di gestione della fauna selvatica. Tuttavia, tale caccia deve essere guidata dalle scoperte scientifiche, quali ad esempio le dimensioni e l'area di distribuzione delle popolazioni di fauna selvatica, ma anche da aspetti relativi a habitat e ecosistemi, come la rigenerazione delle foreste. Gli uffici del WWF sviluppano delle posizioni specifiche per Paese sulla base delle rispettive situazioni nazionali.

La caccia in Svizzera

Si definisce sostenibile la caccia orientata verso popolazioni sane e autoctone di flora e selvaggina, che ne mantenga e protegga gli habitat, come solitamente accade in Svizzera. In tal modo, si contribuisce alla conservazione della biodiversità. I punti seguenti evidenziano principi di rilievo e opportunità di miglioramento.

Principi importanti per una caccia sostenibile in Svizzera:

  • la caccia deve essere regolamentata e rigorosamente controllata dalle autorità (ciò include, tra l'altro, periodi in cui non si caccia, quote, ecc.);
  • i dati sulle popolazioni delle specie animali cacciabili devono essere raccolti e valutati regolarmente e su base scientifica, e comunicati in modo trasparente. La caccia non deve mettere in pericolo le popolazioni locali;
  • le quote di abbattimento devono essere imperativamente basate su tali dati, senza decimare le popolazioni;
  • tutti i cacciatori devono aver seguito una formazione completa e approfondita (ad esempio, conoscenza della fauna, dell'ecologia, delle patologie della fauna selvatica e della sua gestione);
  • un regolare aggiornamento dei cacciatori è obbligatorio (ad esempio, corsi di aggiornamento di base e di tiro di precisione);
  • l'uccisione dei capi rispetta standard elevati (benessere ed etica animale). Le munizioni contenenti piombo vanno sostituite con altre alternative, in modo da evitare l’insidioso avvelenamento di altri animali attraverso la catena alimentare;
  • le zone di tranquillità per la fauna selvatica e di divieto di caccia, che fungono da rifugi per gli animali, sono designate e rispettate;
  • con il ritorno dei grandi predatori, la caccia deve riorientarsi e accettare che l'orso, il lupo e la lince influenzino le popolazioni della selvaggina.

Bracconaggio e commercio illegale delle specie

Il bracconaggio e il commercio illegale di animali selvatici sono diventati un crimine di proporzioni globali. Secondo le stime, ogni anno gli affari legati alle specie animali e vegetali in via di estinzione fanno confluire nelle casse di cartelli e bande operanti in tutto il mondo una cifra pari a 19 miliardi di dollari. Il commercio illegale di fauna selvatica va di pari passo con attività criminali quali il traffico di armi, il riciclaggio di denaro e la corruzione, minando così lo sviluppo economico, lo stato di diritto e la stabilità in diversi Paesi. Per le nazioni in cui il bracconaggio è fortemente praticato, il fenomeno non costituisce solo un problema di conservazione: il bracconaggio e il commercio illegale delle specie impoveriscono infatti anche le loro risorse naturali. Questo vale sia per l'autoapprovvigionamento di carne attraverso la caccia legale da parte delle popolazioni indigene e locali, sia per le opportunità di reddito delle comunità rurali, ad esempio grazie al turismo.

Insieme a numerosi partner, il WWF sta lavorando alla connessione e all'espansione delle aree protette esistenti, investendo nella formazione dei guardaparco e in campagne di sensibilizzazione per i consumatori. Il WWF si adopera per convincere le aziende, gli stati influenti e le istituzioni delle Nazioni Unite a impegnarsi contro il bracconaggio e il contrabbando, creando opportunità di reddito alternative per gli abitanti locali.

Nemmeno la Svizzera viene risparmiata dal bracconaggio. Uno studio ha dimostrato, ad esempio, che gli abbattimenti illegali costituiscono la seconda causa di morte delle linci in territorio elvetico. Per una specie protetta con una popolazione così ridotta (circa 300 individui nella regione alpina transfrontaliera e nel Giura - si veda la Large Carnivore Initiative for Europe), il bracconaggio rappresenta una seria minaccia.

Il WWF invita le autorità a prendere provvedimenti più incisivi contro il bracconaggio: certo non si tratta di una banale trasgressione, bensì di una vera e propria violazione delle norme vigenti. Il perseguimento del bracconaggio avviene, non da ultimo, anche nell'interesse dei numerosi cacciatori che praticano questa attività in modo corretto e responsabile.

CITES - Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione

La Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e di flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES) è stata creata per tenere sotto controllo il commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. La caccia ai trofei deve essere soggetta a severe condizioni e ben monitorata. In base alla CITES, le quote di esportazione si basano sulle dimensioni delle rispettive popolazioni di animali e sulle loro tendenze di sviluppo, garantendo così che la caccia non metta in pericolo le popolazioni delle specie minacciate. Per ottenere le quote di esportazione, i Paesi investono nelle loro aree protette ed effettuano regolarmente conteggi e stime delle popolazioni di animali. Ciò mette in atto un importante processo di monitoraggio delle popolazioni che permette di conoscerne gli sviluppi e di sapere dove sono necessari interventi urgenti.

Se gli stati membri non sono in grado di gestire in modo adeguato le loro popolazioni di fauna selvatica e garantirne la sopravvivenza a lungo termine, è possibile stabilire un divieto di commercio internazionale specifico per determinate specie e Paesi. Nel 2016, ad esempio, la conferenza CITES ha respinto la richiesta di Namibia e Zimbabwe di allentare le restrizioni sul commercio di avorio. Questo tipo di commercio rimane strettamente limitato e controllato.

I divieti generalizzati al commercio minano gli sforzi di sfruttamento sostenibile e quelli compiuti in seno alla stessa Convenzione CITES, perché, trattando tutti i Paesi allo stesso modo, finiscono per penalizzare quelli che proteggono in modo sostenibile le loro popolazioni di fauna selvatica.

Mantenere la CITES aggiornata ed efficace invece che isolare la Svizzera

La Svizzera è un membro molto attivo di vari organismi CITES e si batte con successo perché la convenzione mantenga la sua efficacia. Esiste ancora un concreto potenziale di miglioramento, ad esempio per quanto riguarda la tracciabilità dei prodotti e la digitalizzazione delle autorizzazioni di importazione ed esportazione. Non è con i divieti, ma con il continuo miglioramento della Convenzione CITES e delle capacità di applicazione nei Paesi che vi aderiscono che si proteggono le specie in pericolo.