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Sturmflut von Hurrikan Irma in Florida
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15 giugno 2021

Cambiamento di sistema invece di cambiamento climatico: 5 regole per fermare la crisi del clima

Abbiamo bisogno di più leggi o di più responsabilità personale per meglio proteggere il clima e la natura? Per il WWF è chiaro: senza norme è impossibile. Ma come dovrebbero essere strutturate? Qui indichiamo 5 principi per un sistema economico sostenibile.

Ion Karagounis è convinto che le leggi dovrebbero lasciare molto margine di manovra alle persone, agevolare l'innovazione ed essere attuabili in modo efficiente dal punto di vista economico. Karagounis è responsabile dei nuovi modelli economici e delle questioni relative al futuro presso WWF Svizzera. Ecco le sue cinque regole per realizzare un sistema economico sostenibile.

1. Stabilire obiettivi chiari

Il primo elemento necessario sono chiari obiettivi a lungo termine per la protezione dell'ambiente. Fissare degli obiettivi, anche come collettività, non è biasimabile, e può anzi risultare motivante. Lo fanno tutte le imprese, e lo facciamo anche come privati.

Gli obiettivi devono essere misurabili, in modo da poterne controllare il raggiungimento. Devono inoltre essere praticabili: evitare un aumento della temperatura media della Terra superiore ai 1,5-2 gradi è un buon riferimento per la tutela del clima. Tuttavia, ciò può avvenire solo stabilendo che, al netto, entro il 2050 non si dovrà più emettere CO2 a livello globale. Questo porterà tutti, anche le aziende che causano emissioni di CO2, a comprendere che non si può continuare ad agire in questo modo per sempre e che bisogna mettersi alla ricerca di nuove soluzioni.

2. L'attuazione riguarda tutti noi

Spetta alla politica fissare le condizioni quadro e gli obiettivi. Trovare un modo adeguato per raggiungerli, d'altro canto, è una questione che riguarda la ricerca, le imprese e la società civile. Lo Stato e la politica dovrebbero limitarsi a fornire un ambiente favorevole e, in particolare, evitare se possibile di prescrivere l'utilizzo di determinate tecnologie. Ne è un esempio il «divieto delle lampadine a incandescenza» dell'UE del 2009. L'UE ha anzitutto fissato degli obiettivi in termini di efficienza: ha definito infatti la quantità massima di energia utilizzabile per produrre una data luminosità, cosa ormai impossibile con l’obsoleta tecnologia della lampada a incandescenza. All'inizio, l'industria ha introdotto sul mercato le lampade a risparmio energetico, ma alla fine la tecnologia LED ha prevalso senza che l'UE avesse imposto l'una o l'altra scelta.

3. Stabilire degli incentivi

I numeri parlano una lingua semplice, specialmente quando si tratta di denaro. Gli incentivi economici tendono a guidare le nostre azioni più di altri fattori. Una buona regolamentazione deve quindi svantaggiare dal punto di vista finanziario i comportamenti dannosi per l'ambiente. Gli strumenti a tal fine sono noti da tempo: tasse ambientali, certificati di emissione o abrogazione di sovvenzioni dannose per l'ambiente.

Purtroppo, però, vi sono solo alcuni esempi in cui i segnali di prezzo sono stati effettivamente fissati a una soglia così elevata da avere un effetto significativo. Un buon esempio è la tassa svizzera sul CO2 a carico dei carburanti: dalla sua introduzione, le emissioni di CO2 generate dagli impianti di riscaldamento e dai processi industriali sono diminuite di circa il 2 per cento l’anno. Ai fini del confronto: sulla benzina e sul diesel non vi sono tasse di questo tipo, e le emissioni sono quindi rimaste le medesime dal 1990.

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Mbiwo Constantine Kusebahasa, WWF Klimazeuge, aus Uganda
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Klimazeugin Marush Narankhuu aus der Mongolei

Un problema globale: Constantine Kusebahasa in Uganda e Marush Narankhuu in Mongolia stanno già sentendo gli effetti del cambiamento climatico nella loro vita quotidiana.

4. Unificare le regole a livello globale

La lotta contro i problemi ambientali globali, quali il cambiamento climatico, richiede norme uniformi e valide a livello mondiale, al fine di evitare operazioni evasive nei luoghi in cui le regole sono deboli. Tuttavia, la richiesta di regole uniformi a livello mondiale nasconde anche alcune insidie: «In linea di principio sì, ma solo se anche gli altri le seguono» è un l'argomento sentito fin troppe volte contro qualsiasi nuova norma impopolare. Si arriva così a pigri compromessi senza risvolti positivi per l'ambiente.

Non è nemmeno necessario un accordo assoluto su norme internazionali più severe, oggi si parte dal presupposto che sia sufficiente la loro accettazione da parte di un numero rilevante di stati: sono le cosiddette «soluzioni comunitarie». Oltre all'UE, una tassa sul CO2 armonizzato a livello internazionale richiederebbe l'adesione di un altro attore importante, come ad esempio gli Stati Uniti o la Cina. Questi pionieri sarebbero in grado di tassare infatti le importazioni da paesi in cui non vigono prelievi sul CO2 e, secondo questo presupposto, il resto verrebbe da sé.

5. Anche i divieti possono essere utili

Se il danno causato da un prodotto o da un processo di produzione supera qualsiasi vantaggio, la soluzione giusta può essere un divieto. Vi si è fatto ricorso diverse volte, ad esempio per quanto riguarda l'uso dell'amianto nei materiali edili o l'impiego di idrofluorocarburi nocivi allo strato di ozono dei frigoriferi. I divieti sono chiari e non richiedono meccanismi normativi complessi. Annunciati per tempo, forniscono certezza in termini di pianificazione e consentono l’abbandono ben strutturato di una determinata tecnologia.

Sarebbe giustificato vietare l'uso di combustibili fossili per ragioni legate alla tutela climatica? Sì, almeno in parte. Al momento stiamo cercando di ritardare l’inevitabile con regole complesse: l'eliminazione del riscaldamento a gasolio e dei motori a benzina. Sarebbe più onesto dire: a partire dal 2035, nessun edificio sarà più riscaldato a combustibili fossili né alcuna autovettura alimentata a benzina o diesel. Le tecnologie di sostituzione sono sufficienti, non si vieta a nessuno di riscaldare la propria casa o di guidare un'automobile.

Diversa è la situazione per il traffico pesante, il traffico aereo o i processi industriali, per i quali le alternative non sono ancora pronte per il mercato. In questo caso, segnali di prezzo forti rappresentano la strategia migliore: sono loro ad animare lo sviluppo verso tecnologie a emissioni zero.

Perché allora non lo facciamo?

Questi cinque principi possono sembrare banali, ma allora perché non li mettiamo in pratica? Molto semplice: ci sono sempre persone e settori che beneficiano delle condizioni esistenti e si oppongono quindi a nuove normative, nonostante queste siano favorevoli all'innovazione ed economicamente efficienti. Questo atteggiamento difensivo costituisce una strategia comprensibile quando è necessario garantire la propria sopravvivenza, rendendo tuttavia più difficoltosa l’identificazione di soluzioni a problemi globali, quali la crisi climatica e della biodiversità. La questione cruciale è inevitabile: come riuscire a far sì che qualcuno rinunci ai propri benefici personali a favore di un obiettivo che va a vantaggio di tutti noi?

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Prato della montagna nelle Alpi
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Krabbenfischer vor Honduras

Dalle Alpi svizzere a Honduras: il cambiamento climatico sta alterando la natura e le condizioni di vita di milioni di persone.

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Jaguar nella giungla

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