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Bartgeier in den Schweizer Alpen
Ritorno
06 giugno 2025

Proteggere la fauna

La conservazione delle specie continua a essere un’attività complessa: mentre si spegne un incendio, ne avvampano di nuovi altrove. Le storie di successo sono quindi merce rara, ma non inesistente.

Questo testo è apparso in una versione più lunga sulla rivista WWF 1/2025

Un articolo di Susanna Petrone e Stefan Inderbitzin.

Nonostante l’estinzione globale delle specie, non si perde la speranza: alcune popolazioni animali stanno tornando a crescere. «Conosciamo l’efficacia degli interventi ad hoc per le singole specie», afferma René Kaspar, esperto di conservazione delle specie del WWF Svizzera. Tuttavia, migliorare la tutela degli habitat esistenti non basta: «È necessario ridare spazio alla natura, cosicché le specie e le loro popolazioni possano riprendersi», sottolinea Kaspar. Per questo è importante valorizzare e ripristinare gli habitat, connettendoli in modo ancor più stretto. In taluni casi, le specie animali possono anche venire reinserite negli habitat originari. Una cosa è chiara: non esiste una ricetta segreta per il successo della conservazione, però esistono fattori di successo comprovati che da decenni fungono da guida per il WWF.

Bisonte: Insieme ai partner

Per il bisonte, la cooperazione transfrontaliera è stata cruciale: nel 1927 il bisonte europeo risultava ufficialmente estinto, ma grazie ai programmi di riproduzione negli zoo, alle reintroduzioni e ai trasferimenti, questo imponente animale vive ora in dieci Paesi europei. Molti esemplari popolano però ancora aree protette.

In Svizzera, alcuni bisonti sono stanziati in via sperimentale su un appezzamento di pascolo recintato, nel bosco di Welschenrohr SO; a Suchy VD c’è poi un allevamento. In futuro, i bisonti europei dovrebbero tornare a muoversi liberamente anche nel nostro Paese, anche se i piani non hanno certo il vento in poppa. In generale, la reintroduzione degli animali in natura richiede molto tempo, con costi decisamente più ingenti rispetto alla tutela tempestiva di specie e habitat. «Le reintroduzioni dovrebbero essere l’ultima ratio per riportare una specie scomparsa nel suo habitat», sottolinea quindi Kaspar.
vare la biodiversità.

Tigre: Proteggere la tigre per aiutare altre specie


La tigre è stata salvata in extremis dall’estinzione in natura. Solo dieci Paesi ne contano ancora esemplari allo stato brado: Bangladesh, Bhutan, Cina, India, Indonesia, Malesia, Myanmar, Nepal, Russia e Thailandia. Attorno a un secolo fa, erano circa 100.000 le tigri a spostarsi all’interno delle foreste asiatiche; nel 2010, la popolazione si era ridotta a 3.200 capi, soprattutto per via del bracconaggio e della distruzione degli habitat naturali.

Anni di sforzi per le foreste e le aree protette, nonché la decisa lotta al bracconaggio hanno però portato frutto: il Global Tiger Forum ha stimato nel 2023 il numero totale di tigri allo stato brado a circa 5.500 esemplari.

L’esempio della tigre dimostra che gli interventi di conservazione delle singole specie portano beneficio anche a molte altre di flora e fauna della medesima area. Negli ultimi anni, lo Stato indiano del Karnataka ha incrementato la superficie sotto tutela di un terzo, per promuovere la riproduzione delle circa 400 tigri rimaste entro i confini. La situazione coadiuva anche gli elefanti asiatici della zona, proteggendo peraltro numerosi corpi idrici, a beneficio non solo degli animali ma anche delle persone, che necessitano dell’acqua per sé e per l’agricoltura.

La riserva delle tigri di Manas si trova nello stato di Assam, nel nord-est dell’India. Altre due specie animali sono avvantaggiate dalla tutela dei felini: l’otarda del Bengala, un volatile a rischio di estinzione, e l’unica popolazione in grado di sopravvivere di maiale pigmeo, la specie suina più rara al mondo, che vive proprio qui.

La biodiversità fa bene al clima
La protezione della tigre in India giova anche al clima: da quando le aree protette esistenti sono sottoposte a un migliore monitoraggio, la deforestazione illegale è diminuita, permettendo così di evitare il rilascio di 1 milione di tonnellate di CO2, circa il 2,5% delle emissioni annuali della Svizzera. Ciò dimostra che la conservazione delle specie e il clima si influenzano reciprocamente: un’area con un’elevata biodiversità è più resiliente alle conseguenze della crisi climatica, mentre una zona di foreste disboscate soffrirà molto di più per via del riscaldamento globale.

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Wisent (Bison bonasus) im Kaluga Zaseki Reservat
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Una famiglia di tigre passa attraverso un paesaggio erboso

Bisonte (a sinistra) e tigre (a destra)

Gorilla di montagna: Coinvolgere la popolazione

I gorilla di montagna del massiccio del Virunga, a cavallo di Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Ruanda, raccontano un altro successo: tra il 2010 e il 2016, si stima che la popolazione sia aumentata di circa il 3% l’anno. Molteplici le ragioni: le aree boschive sono state riforestate e i gruppi di gorilla sono stati monitorati costantemente e sottoposti a cure mediche di qualità. L’impegno della popolazione locale è stato rafforzato dall’istituzione di un ecoturismo sostenibile, che ha garantito un reddito regolare alla regione. In totale, in Africa vivono ad oggi circa mille gorilla di montagna.

Raganella: La tutela delle acque è fondamentale

Ma torniamo alla Svizzera: nel 2005 la raganella stava per scomparire completamente dal nostro Paese, principalmente per via del prosciugamento delle torbiere e della canalizzazione di fiumi e torrenti. Le misure di protezione ne hanno rallentato il declino: diversi Cantoni hanno creato acque e stagni di riproduzione, oppure rinaturalizzato torrenti e fiumi; hanno poi collegato pianure alluvionali e zone umide, habitat importanti per la raganella. Oltre a quest’ultima, il beneficio è andato anche a molte altre specie di flora e fauna. Sul nostro territorio, la raganella non è ora più direttamente in pericolo di estinguersi, e le popolazioni sono di nuovo in crescita nella Valle della Reuss, in Argovia.
 

Castoro: Ambientalismo attivo

Agli albori del XIX secolo il castoro era stato completamente decimato. Il più grande roditore della Svizzera veniva infatti cacciato per la pelliccia, la carne e il cosiddetto castoreo, l’attrattivo utilizzato dai castori per marcare il territorio e impiegato in passato in medicina per trattare gotta e crampi.

A partire dagli anni Cinquanta, gli ambientalisti hanno reintrodotto in diversi luoghi castori provenienti da altri Paesi. Nel frattempo, l’animale si è diffuso bene lungo fiumi e torrenti, con una popolazione stimata di oltre 4.900 esemplari. Ruedi Bösiger, specialista del WWF in materia di corpi idrici, è entusiasta dei laboriosi castori, che con le loro costruzioni arginano e modificano i corsi d’acqua: «Si dice che siano i più efficienti nel rinaturare i fiumi».

 

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Giovane gorilla di montagna in Ruanda
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Biber frisst
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Frog sits on stick

Gorilla di montagna (a sinistra), castoro (in alto a destra) e raganella (in basso a sinistra).

Gipeto: Impegno decennale

Anche il gipeto, un tempo estinto, sta tornando a volare sulle Alpi. Nel 2024 sono state registrate 61 covate selvatiche: ciò significa che, in oltre tre decenni, il programma internazionale di reintroduzione ha raggiunto un importante traguardo. In Svizzera, con il sostegno del WWF, la Fondazione Pro Gipeto rimette in libertà giovani rapaci provenienti da allevamenti all’estero.

In totale, sono tornati a planare maestosamente sull’intera regione alpina più di 350 gipeti. «Nonostante questo successo, la situazione per il più grande volatile del nostro Paese rimane tesa», afferma Daniel Hegglin, direttore della fondazione. Da un lato, i numerosi cavi delle funivie e dei sistemi di trasporto sono pericolosi per questi artisti del volo; anche gli effetti delle turbine eoliche su tutti gli uccelli e i pipistrelli vanno monitorati da vicino. Dall’altro, la diversità genetica della popolazione dei gipeti è bassa, motivo per cui in natura si rilasciano solo rapaci provenienti da linee di riproduzione rare

Lupo: Accettazione politica

Nel migliore dei casi, animali come il lupo stesso torneranno ai loro habitat ancestrali, proprio perché vi troveranno abbastanza prede in natura e non verranno più abbattuti senza pietà. Dopo tutto, il lupo vive con noi da secoli. Ora, in 30 anni, circa 300 lupi si sono stabiliti in 32 branchi familiari.

Tuttavia, il successo della sua reintroduzione evidenzia il tallone d’Achille della protezione delle specie: nonostante la rigorosa tutela, a tre decenni di distanza i politici ne rallentano l’immigrazione naturale. La Confederazione ne ha infatti autorizzato l’abbattimento preventivo, causando decine di uccisioni nel passato recente. Nel 2024, nell’esagerata caccia al «lupo cattivo» sono addirittura cadute per errore tre linci.

L’accettazione politica di questo grande predatore è in declino, anche a livello europeo, dove la protezione del lupo è stata allentata. Ciò dimostra che nella conservazione delle specie le storie di successo raramente durano per sempre, soprattutto quando il vento politico vira di 180 gradi: un compito che quindi non si arresta mai, spesso complesso, stratificato e non sempre coronato da buone riuscite.

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Nahaufnahme von einem Bartgeierkopf
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Junger Wolf im norwegischen Zoo

Bartgeier (links) und Wolf (rechts)

Living Planet Report

Secondo il Living Planet Report 2024 del WWF, la dimensione media delle popolazioni di animali selvatici osservate è diminuita del 73%. Il rapporto documenta una perdita di specie senza precedenti in 50 anni. Per arrestare la moria mondiale delle specie serve profondere sforzi maggiori: ad esempio, il totale delle aree protette deve aumentare in modo significativo, con l’obiettivo di portarne la quota al 30% della superficie terrestre, acquatica e marina da qui al 2030. La Svizzera sostiene ufficialmente questo obiettivo, ma è ancora ben lungi dal raggiungerlo.

Articolo tratto dalla rivista del WWF

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista del WWF, un'offerta esclusiva riservata ai nostri soci. In queste pagine si trovano resoconti sul lavoro dei progetti WWF sul campo, interviste a esperti, consigli per adottare comportamenti ecologici nella vita quotidiana e nozioni di base sul mondo animale e vegetale.

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