Documentazione didattica
Contesto e contenuti
Questa pagina e i relativi contenuti didattici sono stati elaborati per accompagnare l’animazione del Pandamobil «Un tuffo negli abissi», destinata alle allieve e agli allievi della scuola dell’infanzia ed elementare.
La visita del Pandamobil, con il suo ambiente incantevole, permette un’immersione negli abissi marini alla scoperta di un ambiente naturale normalmente inaccessibile ai nostri sensi. Si tratta di un ambiente talmente ampio che è praticamente impossibile contenere la sua vastità in due ore scolastiche. Per questo motivo incoraggiamo le insegnanti e gli insegnanti ad approfondire questo tema affascinante prima e dopo l’arrivo del Pandamobil.
La struttura del dossier didattico e le attività proposte sono presentate in maniera progressiva con lo scopo di acquisire le conoscenze necessarie per riflettere su una questione centrale: perché è importante proteggere gli abissi marini?
La parte teorica, destinata ai docenti, si concentra sulle informazioni di base per introdurre le attività e presentarle alla classe.
Sono soprattutto i primi 200 metri di profondità del mare quelli con cui abbiamo maggiore familiarità: spesso sentiamo parlare delle problematiche legate ai coralli e nella nostra mente appaiono velocemente immagini di pesci colorati. Con l’animazione del Pandamobil «Un tuffo negli abissi» abbiamo deciso di offrire alle bambine e ai bambini l’opportunità di avventurarsi oltre questi 200 metri, in un ambiente poco conosciuto dove non arrivano i raggi del Sole, che si estende fino a 11'000 m di profondità. Gli abissi marini, ancora così poco esplorati dalle scienziate e dagli scienziati, sono affascinanti sia per le loro condizioni estreme e uniche che per la presenza di animali misteriosi che vi si sono adattati. Un ambiente che permette di lasciare spazio anche all’immaginazione.
Per aiutare le bambine e i bambini ad orientarsi in questo ambiente misterioso, proponiamo alle insegnanti e agli insegnanti della scuola dell’infanzia di creare un angolo strutturato per rappresentare gli abissi. Questo angolo potrà essere decorato man mano che vengono svolte le attività. Per le classi di scuola elementare proponiamo un’immagine da stampare per la classe. L’immagine evolverà con il proseguimento delle attività e in base alle nuove conoscenze acquisite, aggiungendo così nuovi elementi e adattamenti. Utilizzare anche dei libri illustrati permetterà inoltre di scoprire o ripassare le specie e i termini trattati.
Perché affrontare il tema degli abissi marini a scuola?
Il mare può sembrare molto lontano dalla Svizzera, circondata dalle sue montagne. Tuttavia, anche noi siamo legati e dipendiamo dai mari. L’acqua dei nostri ghiacciai proviene dall’evaporazione degli oceani, i nostri fiumi vi sfociano, i pesci che troviamo nel piatto provengono dal mare e spesso i nostri beni vengono trasportati con le navi. Questi sono solo alcuni esempi. Gli abissi possono essere un punto di partenza per affrontare moltissimi temi. L’acqua è un tema appassionante e ben presente nei processi di apprendimento. Potrebbe anche diventare il vostro tema del mese o dell’anno! Può essere affrontato nelle lezioni di scienze (i fenomeni naturali legati all’acqua, le necessità e la diversità dell’essere vivente), di geografia (gli ambienti familiari come i corsi d’acqua e i laghi, il nostro legame con il mare, il consumo di acqua), nella formazione generale (l’inquinamento dell’acqua, i rifiuti) e a volte anche nelle lezioni di italiano o storia (le narrazioni, i miti) oppure di matematica (i volumi). Anche lo sfruttamento minerario in profondità, l’innalzamento del livello dei mari o il Trattato sull’Alto Mare, ad esempio, sono temi di attualità. La protezione dei mari e della vita acquatica non è solo una preoccupazione del WWF, bensì anche dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che l’ha inserita nei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Nell’ultimo capitolo di questo dossier troverete dei collegamenti anche con altri temi per un’educazione allo sviluppo sostenibile.
I collegamenti con il Piano di studio e gli obiettivi di apprendimento sono inoltre indicati nelle attività didattiche.
La lettura del supporto teorico dura circa un’ora e per lo svolgimento di tutte le attività occorre prevedere 10-13 lezioni.
Scaricare le attività
Sezione teorica per gli insegnanti
Riepilogo
- Cosa sono gli abissi?
- Chi ha scoperto gli abissi e in che modo?
- Come sono fatti gli abissi?
- Chi abita negli abissi? Come vivono questi organismi?
- Quali sono le minacce per gli abissi?
- Perché è importante preservare le profondità oceaniche?
- Cosa si può fare per diminuire il nostro impatto sugli abissi?
- Collegamenti con i diversi temi dello sviluppo sostenibile
Aprite i singoli capitoli cliccando sul «+» per saperne di più sulle profondità marine.
1. Introduzione – Cosa sono gli abissi?
La cartina del mondo dell’oceanografo Athelstan F. Spilhaus posiziona l’Antartico al centro e mostra così i diversi oceani come un’unica massa d’acqua: l’oceano mondiale. Da questa prospettiva, la presenza predominante dell’acqua sul nostro pianeta emerge chiaramente. In effetti, circa il 71 % della superficie terrestre è ricoperta di acqua. L’insieme dei continenti e delle isole può essere contenuto dalla superficie dell’oceano Pacifico.
Per le scienziate e gli scienziati, gli abissi iniziano a profondità diverse (200 m, 800 m o 1000 m), a seconda dei criteri considerati. In questa documentazione ci basiamo sui criteri biologici e definiamo gli abissi a partire da 200 m di profondità, ovvero il punto oltre il quale la fotosintesi non è più possibile a causa della mancanza di luce. Dopo questi primi 200 metri non vi è dunque più produzione di materia organica da parte dei vegetali (fitoplancton come le alghe verdi e le diatomee).
Gli abissi oceanici sono lo spazio vitale più esteso del pianeta Terra. Rappresentano circa il 75 % del volume degli oceani (1 miliardo di km3) e quasi il 90 % dei fondali marini (320 milioni di km2). Ma gli abissi sono anche l’ambiente meno studiato. Le scienziate e gli scienziati stimano che due terzi degli organismi presenti non siano ancora stati scoperti e che solo un quarto dei fondali marini sia stato cartografato finora. In totale è stato esplorato meno del 5 % degli abissi. Il detto secondo cui l’uomo conosca meglio la luna rispetto agli abissi è dunque sempre attuale. Fino a oggi il numero di esseri umani che ha visitato la Luna è maggiore di quello che è stato nel punto più profondo dell’oceano.
I benefici degli oceani sugli esseri umani possono essere rappresentati e misurati dai suoi servizi ecosistemici. Ecco alcuni esempi che illustrano il legame tra la Svizzera e gli oceani:
La produzione di ossigeno: l’oceano, nel corso del tempo, ha prodotto gran parte dell’ossigeno che respiriamo oggi. Garantisce la qualità dell’aria assorbendo l’anidride carbonica e liberando ossigeno.
Il ciclo dell’acqua: l’acqua passa dalla Terra al mare e all’atmosfera attraverso l’evaporazione e la pioggia. Ogni goccia che beviamo è dunque stata nell’oceano. In Svizzera i ghiacciai alimentano i corsi d’acqua che sono distribuiti nei bacini imbriferi dei cinque grandi fiumi europei: il Reno e il Rodano con le loro sorgenti in Svizzera nonché il Po, l’Adige e il Danubio. A loro volta questi cinque fiumi si gettano rispettivamente nel Mare del Nord, nel Mediterraneo, nell’Adriatico (il Po e l’Adige) e nel Mar Nero.
- Il clima: l’oceano regola il nostro clima. Rallenta i cambiamenti climatici assorbendo una grande quantità di CO2 e la maggior parte del calore prodotto dall’effetto serra antropico.
L’alimentazione: l’oceano è lo spazio vitale di gran parte dei pesci e dei frutti di mare che consumiamo.
Le vie di comunicazione: il 90 % del commercio mondiale avviene attraverso i mari. Molti beni di consumo quotidiani giungono in Svizzera in questo modo. Navi mercantili di aziende svizzere solcano inoltre tutti i mari del globo.
Il turismo: l’oceano rappresenta un valore turistico grazie a zone dedicate allo svago e al riposo sulle sue coste e isole.
2. Sviluppare le conoscenze – Chi ha scoperto gli abissi e in che modo?
Nel 1521 Magellano è il primo a sondare la profondità degli oceani lanciando una corda di 700 metri nel Pacifico. Non raggiunse il fondo e rappresentava la prova che gli oceani si estendono ben oltre questa misura.
Nel 1930 William Beebe e Otis Barton si lanciano nella conquista delle profondità all’interno di una batisfera raggiungendo il nuovo record di 435 m di profondità.
I membri della famiglia Piccard sono dei pionieri dell’esplorazione sia verso gli strati alti dell’atmosfera, sia verso le profondità marine. Per conoscerli, ecco alcuni video:
- C’era una volta… gli esploratori. Piccard: dalle vette agli abissi
- Bertrand Piccard e il giro del mondo in mongolfiera
- Piccard «Père et Fils» di Otto C. Honegger – in francese
- Jacques Piccard - Deep Dive Movie © Rolex – in inglese
Auguste Piccard (1884-1962) collabora con suo figlio Jacques (1922-2008) per creare il batiscafo Trieste. Nel 1960, Jacques e Don Walsh utilizzarono il Trieste per raggiungere il punto più profondo degli oceani conosciuto fino a quel momento: il Challenger Deep nella Fossa delle Marianne nell’Oceano Pacifico. Però non tutto fila liscio: dopo aver superato i 9000 m di profondità, uno dei finestrini esterni in plexiglas si incrina, ma il batiscafo continua la sua discesa fino a 10’911 m, dove scopre un pesce piatto sul fondale e risale in superficie.
Per soddisfare la curiosità che anima gli esseri umani e il loro desiderio di comprendere l’ambiente che li circonda, le sfide di adattamento e la tecnologia giocano un ruolo importante. Quando si tratta di scoprire le acque profonde è necessario un equipaggiamento che permetta agli esseri umani di adattarsi a questo ambiente così ostile.
Inoltre è importante sapere dove cercare. Analogamente a quanto accade per la superficie terrestre, esistono mappe anche per gli oceani. Dal 1950 la geologa e cartografa americana Marie Tharp (1920-2006) crea le prime carte dei fondali marini utilizzando la tecnologia del sonar (onde sonore che permettono di misurare la profondità). Come donna non è autorizzata a salire a bordo delle navi da ricerca dell’epoca e collabora quindi con l’oceanografo Bruce Heezen. Nel 1957 i due cartografi realizzano la prima mappatura del fondale dell’Oceano Atlantico del Nord. Nonostante la maggior parte delle scienziate e degli scienziati si aspettasse che il fondale dell’oceano fosse piatto e senza rilievi, la mappa ha rivelato dei canyon, delle montagne e un’enorme fossa tettonica (rift valley). Le carte dei fondali oceanici di Marie Tharp sono diffuse e utilizzate ancora oggi.
Per saperne di più su Marie Tharp:
- Video di National Geographic – in inglese
- Video di Google – in inglese
3. Sviluppare le conoscenze – Come sono fatti gli abissi?
Le scienziate e gli scienziati separano l’oceano in diverse zone secondo la profondità. Dalla superficie ai grandi fondali si attraversa così la zona epipelagica (fino a 200 m), la zona mesopelagica (da 200 m a 1000 m), la zona batipelagica (da 1000 m a 4000 m), la zona abissopelagica (da 4000 m a 6000 m) e la zona adopelagica (da 6000 m a 11’000 m). La profondità media globale degli oceani corrisponde a 3800 m. Il punto più profondo conosciuto si situa a circa 11’000 m di profondità: il Challenger Deep nella Fossa delle Marianne nell’Oceano Pacifico. A titolo di paragone, la cima dell’Everest raggiunge un’altezza di 8848 m.
Nella zona epipelagica, dal momento che i raggi solari penetrano sufficientemente nell’acqua, la fotosintesi è ancora possibile. In questa zona, sotto l’influsso del Sole, la temperatura dell’acqua varia da un punto all’altro. È anche la zona meglio conosciuta dalla comunità scientifica. Oltre la zona epipelagica le condizioni diventano sempre più estreme: la luce, la temperatura e il tasso di ossigeno disciolto diminuiscono progressivamente. Da 200 m di profondità la fotosintesi non è più possibile a causa della mancanza di luce. A partire da 1000 m di profondità, il buio è totale.
La temperatura dei mari e degli oceani in superficie varia a seconda del luogo in cui ci si trova, ma la media è di circa 17,5 °C. La temperatura diminuisce progressivamente scendendo in profondità fino a raggiungere valori compresi tra -1 e 4 °C nei grandi fondali.
La pressione dell’acqua aumenta rapidamente con la profondità (un bar ogni 10 metri). Nel punto più profondo conosciuto nella Fossa delle Marianne (-11’000 m) si raggiunge una pressione pari a circa 1100 volte quella presente in superficie, vale a dire l’equivalente del peso di circa 1600 elefanti per m2! I fondali oceanici diventano dunque rapidamente ostili agli umani: il record di immersione con bombole è di soli 322 m. Per esplorare i fondali è dunque stato necessario inventare dei sottomarini resistenti (vedi capitolo 2).
Per saperne di più: video di Explore Media (in francese)
Il rilievo dei fondali marini
4. Sviluppare le conoscenze – Chi abita negli abissi? Come vivono questi organismi?
Gli abissi sono un habitat estremo: fa freddo o molto caldo, la pressione è forte, il buio è profondo e il cibo è molto scarso. Per far fronte a queste condizioni ambientali estreme gli esseri viventi delle profondità si sono adattati in modi diversi e sorprendenti.
L’oscurità
Come tutti gli esseri viventi, gli abitanti delle profondità marine devono soddisfare i loro bisogni: trovare cibo, riprodursi, difendersi o nascondersi per sopravvivere, ma con la difficoltà supplementare rappresentata dalla totale oscurità.
Non è dunque sorprendente che circa il 90% degli animali presenti al di sotto dei 700 m produca la propria luce. La capacità di creare luce, autonomamente o grazie a batteri, si chiama bioluminescenza. La luce viene prodotta da una reazione chimica, grazie a un enzima, all’interno di organi luminosi specializzati chiamati fotofori. Questi organi possono essere complessi: nella parte anteriore, una lente concentra o diffonde la luce. Dietro questa lente di solito si trova un filtro colorato che consente una comunicazione complessa. La parete posteriore è rivestita da cristalli riflettenti che rinforzano l’effetto luminoso. La luce può essere sprigionata da membrane della pelle o da impulsi nervosi.
Ascolta il suono del capodoglio. Questi «clic» gli permettono di individuare le sue prede grazie a un sistema di ecolocalizzazione.
La pressione elevata e il freddo
A 1000 m di profondità la pressione è di 100 bar, quindi equivalente a un peso di 100 kg/cm2. A titolo di paragone, potremmo immaginarci 100 kg che vengono posati sulla nostra unghia e su ogni centimetro quadrato del nostro corpo. Solo degli organismi specializzati possono sopportare questa immensa pressione. È importante capire che la pressione agisce solo sulle cellule e sugli organi pieni d’aria (ad esempio i polmoni). I liquidi invece non vengono compressi. Per questo motivo molti pesci che vivono nelle profondità non hanno la vescica natatoria o altre cellule piene d’aria. Ma spesso immagazzinano molta acqua nel loro corpo, il che a volte li rende più grandi rispetto agli organismi che vivono in superficie. I loro enzimi, costituiti da proteine, sono insensibili alla pressione. Le proteine «normali» diventerebbero inefficaci con una pressione elevata e potrebbero anche danneggiarsi. Tuttavia le proteine sono essenziali per il funzionamento del corpo, visto che controllano e sostengono importanti processi metabolici.
Oltre alla pressione, nelle profondità dell’oceano regna anche un freddo glaciale. La temperatura oscilla attorno al punto di congelamento. Affinché le cellule non congelino e rimangano funzionanti, gli esseri viventi delle profondità sono dotati di acidi grassi insaturi nelle loro pareti cellulari. Questa stessa caratteristica la ritroviamo nel burro da spalmare che contiene più acidi grassi insaturi rispetto a un burro normale, rendendolo più morbido anche a basse temperature.
Il caldo
Acqua molto calda zampilla dalle bocche idrotermali (o fumarole). Quest’acqua è arricchita di acido solfidrico altamente tossico. Potremmo pensare che si tratti di un luogo ostile, ma sorprendentemente queste fumarole sono dei veri e propri hotspot di biodiversità: brulicano di vermi, molluschi e crostacei. Alcune ricerche ipotizzano addirittura che la vita sia iniziata in queste bocche idrotermali milioni di anni fa.
In un ambiente così ostile come quello delle bocche idrotermali è più facile sopravvivere in simbiosi. I batteri solforosi riducono lo zolfo tossico e lo rendono utilizzabile per altri animali. Ad esempio, il verme tubolare gigante ospita i batteri solforosi nel suo corpo. Offre loro un rifugio e gli fornisce acqua solforosa, mentre i batteri sintetizzano degli zuccheri e altri elementi nutritivi ricchi di energia per nutrire il verme.
La mancanza di cibo
Al disotto della zona in cui penetra la luce, la mancanza di cibo si fa sentire. Il 5% della produzione primaria proveniente dalle alghe raggiunge i 1000 m di profondità e solo una quantità compresa tra l’1 e il 3% raggiunge il fondo. Le particelle di cibo che raggiungono il suolo vengono chiamate neve marina. Questa “neve” è composta da zooplancton morto e da escrementi. A volte anche le carcasse dei pesci o dei cetacei raggiungono il fondo: una fonte di nutrimento per i suoi abitanti. La quantità di cibo che arriva in fondo all’oceano è compresa tra 1 e 10 grammi di materia organica al metro quadrato all’anno. È come se tutto l’ecosistema di un metro quadrato di fondale avesse a disposizione da 1 a 10 capsule di omega 3 (olio di pesce) durante un anno!
Il corpo degli esseri viventi che popolano le profondità è efficace dal punto di vista energetico. Siccome nell’oscurità non è necessario essere sempre pronti a fuggire, spesso hanno degli scheletri più fragili e meno muscoli, però sono composti da acqua e grassi. La digestione è lenta ed estremamente efficace. Ogni pezzetto di cibo viene sfruttato al massimo e spesso un pasto è sufficiente per oltre un anno. Per questo motivo gli abitanti delle profondità crescono lentamente, vivono generalmente molto a lungo (se non vengono mangiati) e si riproducono tardi. Le specie dei grandi fondali hanno uno stile di vita piuttosto calmo. Ad esempio, cacciano più spesso stando in agguato, piuttosto che nuotando rapidamente. Inoltre, l’organismo è strutturato in modo ottimale per permettere il minor consumo d’ossigeno possibile: le branchie e il cuore sono spesso piccoli e il metabolismo funziona al rallentatore. La lentezza è la parola d’ordine delle profondità.
L’oscurità
I seguenti esempi mostrano diverse funzioni della bioluminescenza (attirare le prede, mimetizzarsi, dissuadere o comunicare):
La pressione elevata e il freddo
La mancanza di cibo
Gli abitanti degli abissi marini non possono dunque permettersi di sprecare cibo, e questo ha come conseguenza degli adattamenti sorprendenti:
Considerati tutti questi impressionanti adattamenti, non sorprende che la fauna degli abissi marini batta diversi record:
Nonostante le insidie presenti sui fondali marini, l’oceano, nel suo insieme, è l’habitat dell’80% degli esseri viventi!
5. Sviluppare le conoscenze – Quali sono le minacce per gli abissi?
Oggi la vita negli ambienti acquatici si deteriora a una velocità allarmante a causa di varie minacce. La pesca, il traffico marittimo o ancora lo sfruttamento minerario incidono fortemente sui grandi fondali oceanici, un ecosistema fragile in cui le forme di vita hanno impiegato migliaia di anni per svilupparsi.
La pesca (pesca eccessiva e distruzione dei fondali oceanici)
In quasi tutti gli oceani la quantità di pesci catturati impedisce la ricostituzione degli stock ittici, vale a dire che vengono catturati più pesci rispetto alla loro capacità di riprodursi. Sebbene già un terzo di tutti gli stock ittici sia eccessivamente sfruttato o si trovi poco al di sotto della soglia di guardia, la pesca intensiva non dà tregua.
L’industrializzazione della pesca è stata consentita da sovvenzioni pubbliche. Dopo la Seconda guerra mondiale, le nazioni hanno versato molti aiuti finanziari per modernizzare le flotte favorendo la costruzione di navi sproporzionatamente grandi rispetto alle risorse marine, che sono diventate sempre più rare. Questa pratica continua ancora oggi, con una crescente pressione della richiesta mondiale di pesce e metodi di pesca sempre più drastici e in profondità.
Uno dei metodi di pesca intensiva responsabile della pesca eccessiva sono le reti a strascico. La barca trascina una rete enorme a forma di imbuto, chiamata strascico, che raschia il fondo dell’oceano. Queste reti a volte possono raggiungere anche diverse centinaia di metri di lunghezza. Questo metodo aumenta il numero di catture accidentali che rappresentano circa il 40% delle catture mondiali di pesce, ossia 38 milioni di tonnellate, e distrugge i fondali marini. L’Unione europea nel 2016 ha proibito la pesca a strascico a oltre 800 m di profondità e nel 2022, in alcune zone a oltre 400 m.
Inoltre, le specie che popolano le acque profonde sono generalmente caratterizzate da cicli di riproduzione lenti, a volte raggiungendo la maturità sessuale tardi e riproducendosi meno di una volta all’anno. Le popolazioni di pesci hanno quindi bisogno di molto tempo per rigenerarsi quando sono vittime della pesca eccessiva.
Quando si parla di pesca eccessiva (o sovrapesca) il metodo di cattura gioca un ruolo importante, ma occorre anche considerare lo stato delle popolazioni ittiche: ad esempio, in caso di uno stock ittico già vittima di pesca eccessiva, nemmeno una pesca considerata più dolce è consigliata.
I metodi di pesca che hanno un impatto particolarmente importante sono lo strascico di fondale, la rete da circuizione, il palamito di fondo e le reti da posta.
Gli «esempi virtuosi» sono metodi selettivi che escludono o riducono drasticamente le catture accidentali e non hanno un impatto sui fondali marini: ad esempio la pesca a mano, con trappole o nasse e la pesca con la lenza.
- Per maggiori informazioni sui metodi di pesca (in tedesco)
- Video per maggiori informazioni sulle catture accidentali (in inglese)
Il traffico marittimo
Oggi il 90% delle esportazioni mondiali di merci è trasportato da oltre 50’000 navi mercantili, che sono il mezzo per spostare merci più economico e più efficace in materia di impronta carbonica, rispetto ad altri mezzi di trasporto. Il trasporto marittimo è responsabile di circa il 3% delle emissioni di gas serra a livello mondiale.
Tuttavia, il traffico marittimo inquina le acque a causa dello scarico di idrocarburi e altri inquinanti nocivi per le specie marine. Inoltre, la circolazione di grandi navi provoca un inquinamento acustico non trascurabile. In effetti nell’oceano l’udito è un senso molto più importante della vista e diverse specie utilizzano i suoni per orientarsi, trovare le prede e comunicare. Questa minaccia acustica invisibile altera il comportamento e provoca uno stress continuo per la vita subacquea. A volte può provocare la morte degli animali.
Inoltre, sempre più spesso i cetacei si scontrano con delle navi.
Tramite delle mappe online è possibile visualizzare il traffico marittimo mondiale.
Lo sfruttamento minerario dei grandi fondali
I grandi fondali oceanici sono ambienti ancora poco studiati che potrebbero rappresentare un’alternativa alle miniere terrestri in cui le condizioni di lavoro spesso sono pessime. Importanti riserve minerarie (manganese, ferro, rame, nichel, cobalto, litio) attirano le compagnie minerarie che vedono una soluzione alla domanda sempre maggiore di metalli rari, necessari ad esempio per pannelli solari, computer, smartphone e batterie di veicoli elettrici. Lo sfruttamento minerario dei grandi fondali rappresenta una vera e propria minaccia per questi fragili ecosistemi.
Da diversi anni, molte nazioni si sono lanciate nell’esplorazione sottomarina. I mezzi tecnici permetterebbero di iniziare lo sfruttamento subito dopo l’ottenimento delle autorizzazioni.
Il mondo tranquillo, buio e silenzioso degli abissi verrebbe quindi trasformato dal raschiamento del suolo e dalla creazione di nuvole di particelle che provocherebbero la distruzione dell’habitat e il soffocamento degli organismi viventi. L’inquinamento luminoso e acustico si aggiungono a questi effetti nocivi.
Occorre precisare che l’utilizzo delle risorse degli abissi è gestita dall’Autorità internazionale dei fondali marini sulla base della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). Secondo questa convenzione, nessuno Stato può rivendicare la sovranità su una parte della zona o sulle sue risorse. Le attività devono giovare a tutta l’umanità, tenendo conto in particolare degli interessi e delle necessità degli Stati in via di sviluppo, per un utilizzo esclusivamente pacifico da parte di tutti gli Stati costieri o senza accesso al mare, senza discriminazione. Infine, i benefici finanziari ed economici generati dalle attività devono essere divisi in modo equo su una base non discriminatoria.
Per saperne di più (i video in inglese):
- Protecting the Seabed Before It's Too Late
- Before It's too Late – Let's Halt Deep Seabed Mining
- What Is Deep Sea Mining?
Anche altre minacce incombono sugli oceani. Per saperne di più (in inglese).
6. Riflessioni sulla questione centrale – Perché è importante preservare le profondità oceaniche?
Come evidenziato in questo dossier l’acqua è essenziale per la vita di tutti gli esseri viventi sul nostro Pianeta. L’oceano è un serbatoio importante di biodiversità che accoglie numerose specie animali e vegetali uniche e meravigliose, dai microscopici batteri alla mastodontica balenottera azzurra. Alcune specie non sono ancora state scoperte. L’oceano rappresenta un anello indispensabile del ciclo dell’acqua. Permette il trasporto delle merci e ci offre anche molte risorse per scopi alimentari (la fonte principale di proteine per oltre un miliardo di persone nel mondo), minerali e farmaceutici. Inoltre, l’oceano è un datore di lavoro e quindi fonte di guadagno per molte persone in tutto il mondo (oltre 200 milioni di persone vivono grazie alla pesca).
Infine, l’oceano rimane ancora poco esplorato, specialmente per quanto riguarda i grandi fondali, e potrebbe riservarci ancora nuove sorprese! Abbiamo solo un pianeta ed è affascinante: spetta a noi preservarlo.
Per saperne di più (in francese).
7. Sviluppare una visione del futuro: agire – Cosa si può fare per diminuire il nostro impatto sugli abissi?
Una parte dell’acqua dei nostri ghiacciai, dei nostri fiumi e dei nostri laghi termina il suo percorso nell’oceano. Mantenere gli elementi naturali in buona salute non permette solo di preservare la fauna e la flora locale, ma anche di evitare il trasporto e l’accumulo di agenti inquinanti negli oceani. I rifiuti visibili e i microinquinanti provenienti dalle acque reflue industriali e dall’agricoltura intensiva (pesticidi, concimi, …), nonché dai residui di farmaci, da prodotti per la casa o da cosmetici, diminuiscono la qualità dell’acqua. Per limitare questo problema, a scuola si può ad esempio riflettere sull’utilizzo di prodotti per la pulizia o saponi che inquinino il meno possibile.
Per limitare la pesca e la sovrapesca, in Svizzera il consumo di pesce dovrebbe essere riservato alle occasioni speciali. Le specie di pesce di piccole dimensioni, a crescita e riproduzione rapida come le aringhe o le acciughe dovrebbero essere preferite, mentre i grandi pesci predatori come il tonno, il salmone, il merluzzo o il pesce spada, nonché i pesci a crescita lenta (che vivono spesso nelle profondità) andrebbero evitati. Tra i pesci di allevamento sono da preferire i pesci erbivori come la carpa o le specie che hanno bisogno di poco o niente pesce per la loro alimentazione, come il pesce gatto, il pangasio o la tilapia. Andrebbero invece evitati i pesci predatori d’allevamento perché sono alimentati con olio o farina di pesce, il che mette sotto pressione i pesci selvatici. Le cozze di allevamento, che filtrano il loro cibo dall’acqua circostante, sono una scelta valida. Il metodo di pesca di solito è indicato sulle confezioni d’imballaggio. Si possono quindi privilegiare i metodi di cattura selettivi (nassa, lenza). Il WWF propone una guida ai consumi dei pesci e dei frutti di mare. A scuola è possibile promuovere le merende sostenibili (stagionali, locali, biologiche, senza rifiuti e sane) e consumare pesce in modo sostenibile e consapevole in mensa.
I nostri beni vengono spesso prodotti industrialmente dall’altra parte del pianeta. Oltre all’impatto locale dovuto alle acque reflue occorre considerare l’inquinamento dell’acqua e dell’aria causato dal trasporto di questi beni. I gas sprigionati dalle navi e dalle fabbriche intensificano l’effetto serra e di conseguenza i cambiamenti climatici. Anche il riscaldamento climatico ha degli effetti sugli oceani. In più la plastica utilizzata per produrre gli oggetti o gli imballaggi è a volte prodotta con risorse provenienti da perforazioni marine e i metalli presenti nei nostri apparecchi elettronici in futuro potrebbero provenire dallo sfruttamento minerario dei fondali oceanici. Anche una parte del cibo che consumiamo (ad esempio i cereali o determinati frutti come le banane) viene trasportata con le navi.
Riducendo il nostro consumo di beni o acquistando prodotti da produttori locali riduciamo il tragitto e limitiamo la produzione su larga scala. Prima di acquistare qualcosa possiamo porci le domande seguenti: ci serve veramente questo prodotto? Lo utilizzeremo con piacere per molto tempo? Potremmo prenderlo in prestito? Anche la regola delle 5R può essere utile: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Raccogliere, Recuperare.
Persone che si sono messe in gioco per proteggere gli oceani:
8. Per approfondire – Collegamenti con i diversi temi dello sviluppo sostenibile
Vi proponiamo qui una selezione di risorse supplementari per affrontare il tema dell’acqua a partire dai vari aspetti dello sviluppo sostenibile.
Salute:
- Libro: Il piacere più puro (Ciclo 1)
Cultura:
Esistono numerose storie che presentano differenti culture e la relazione con l’acqua o l’oceano.
- Libro: Acqua bell’acqua (Ciclo 1)
- Libro: Gocciolo, il Babao e Sabelina (Ciclo 1)
Diritti di proprietà:
- Proposta didattica éducation21: Cosa dovrebbe essere di tutti? (Cicli 1 e 2)
- Libro: C. Carminati, L’acqua e il mistero di Mariupa, Fatatrac
- Libro: Re Carognone e l’acqua rubata (Ciclo 1)
Accesso all’acqua potabile:
- Video: Siccità e scarsità d'acqua sono arrivate. Quali sono le soluzioni?, WillMedia (Ciclo 2)
- Museo immersivo dell’AMP Miramare
- Video: Esperimento sociale: abbiamo simulato una crisi idrica nel villaggio. Le reazioni delle persone, Geopop
- Video: Una giornata con i Masai in Kenya: come si vive in condizioni di siccità estrema?, Geopop
- Gioco: Watergame (Ciclo 1 e Ciclo 2)
- Libro: K. Harel, Da dove viene l’acqua che beviamo
Clima:
- Video con esperimenti per spiegare la relazione tra clima e oceani
- Video: Mini lezione: acidificazione delle acque, Prof!prof!prof!
- Video: Esperimenti in 3 minuti - L' acidificazione degli oceani, Sardegna Ricerche
- Video: Esperimenti sull'acidificazione degli oceani, Brevi lezioni di chimica per tutti
Inquinamento:
- The Beauty: film sull’inquinamento della plastica con delle piste di riflessione per l’insegnamento dello sviluppo sostenibile (Ciclo 2)
- Dossier éducation21: Troppi rifiuti nell’acqua! (Ciclo 1)
- Gioco: Il clima nel piatto (Ciclo 2)
- Gioco: Il gioco del mare (Ciclo 2)
- Dossier Pro Natura: Tutti in acqua!
éducation21 ha sviluppato un dossier tematico con ulterori risorse didattiche sul tema dell’acqua:
- Dossier tematico éd21: Il valore dell’acqua
Informazioni legali e ringraziamenti
Redazione
Maude Poirier, Aline Junod, Véronique Bezençon, Charlotte Goriup, Nicole Hiltbrand
Traduzione
Adulanet
Adattamento e riletture
Nicole Hiltbrand, Nadia Klemm
Punto di vista scientifico: Isabel Jimenez, Catherine Vogler, Alice Eymard
Punto di vista pedagogico: Sophie Richoz, Karyn Fournier, Martine Ehinger
Grafica e illustrazioni
ND Création Visuelle
L’elaborazione di questo dossier didattico è stato un lavoro collettivo. Grazie di cuore alle numerose persone che hanno condiviso la loro esperienza, le loro riflessioni e i loro preziosi consigli.